martedì 31 marzo 2020

" In vino veritas"-02

Il sostantivo verità deriva da quello latino veritas. Con questo termine i romani (per esempio Cicerone) traducevano il termine greco ἀλήθεια.
Allora è interessante chiedersi: i due termini indicano o no lo stesso concetto?
Direi proprio di no.
Il termine viene da λανθάνω che significa sono nascosto (il mitologico fiume Lete, ἡ Λήθη, di cui parla per esempio Platone nel X libro de La Repubblica, Πολιτεία, è il fiume dell'oblio) e un α privativo. Quindi ἀλήθεια è lo stato del non essere nascosto.
Potremmo dire disvelamentorivelazione


Il termine veritas proviene invece dalla zona balcanica e slava e, secondo il suo significato originario, vuol dire "fede" (lo conferma anche il fatto che l'anello nuziale viene tutt'ora chiamato indifferentemente fede o vera).
Leggendo http://bruschi.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/10/19/la-doppia-verita/ mi è subito venuto in mente un terzo aspetto sulla parola verità non tanto legato alla sua etimologia ma al concetto della parola.
Riprendendo il proverbio (nella versione latina data da plinio il vecchio) "In vino veritas",ripreso anche da molti filosofi/letterati come Erasmo da Rotterdam che ha commentato l'antico detto(riferendosi anche al fatto che questo detto è stato spesso contraddetto perchè l'eccesso di vino può alterare la verità stessa):«non sempre la verità si contrappone alla menzogna, ma talvolta si contrappone alla simulazione» e perciò accade che si dicano in buona fede cose false, aggiungendo anche che si dicano verità pur parlando in modo sincero. Pertanto occorrerebbe distinguere un'ubriachezza sfrenata, che generalmente falsifica la corretta visione della realtà, da una moderata ebbrezza che «elimina la simulazione e l'ipocrisia». Ciò mi ha fatto pensare che può esistere quindi un altro aspetto della verità cioè:<<ciò che esce fuori da ogni persona è "moderata ebrezza" o "sfrenata ubriachezza">>?

Storia della parola "TRUE"-1,bis

"Più antiche sono le parole, più la loro storia è lunga".

La parola inglese true ha una storia molto interessante, può significare: corretto, basato su fatti veri, esatto. La cosa interessante deriva dal fatto che la famiglia di parole che presentano la stessa radice di true, hanno lo stesso significato:<<fedeltà o fiducia>>. Questo significato come anche la parola true, è strettamente collegato ad un'altra parola avente la stessa radice, tree(albero). Sembra strano associare la parola tree a true... anche se pochi sanno che mille anni fa true era scritto diversamente, TREOW e significava: promessa, fiducia o impegno, e albero! Questo perchè gli antichi oltre che venerare la vegetazione, associavano all'albero il concetto di fiducia,promessa, piantare un albero era un atto di fede inoltre gli alberi sono : "concreti, solidi e reali".

https://ed.ted.com/lessons/the-true-story-of-true-gina-cooke#digdeeper

venerdì 20 marzo 2020

Etimologia e definizione del termine verità-01

verità s. f. [lat. vērĭtas -atis, der. di verus «vero»]. – 1. Carattere di ciò che è vero, conformità o coerenza a principî dati o a una realtà obiettiva. 2. Ciò che è vero (contrapp. a falsitàbugiamenzognaerrore). In partic.a. Relativamente a determinati fattisapereconoscereignorarecercarescoprireappurare la v.direrivelaretacerenascondere la v. (cioè il reale modo di essere di qualche cosa); negare la v.alteraretravisaredeformare la v.ammetterericonoscere la v.Che i più tirano i meno è v. (Giusti); ciò che dico è tutta v. (e con più enfasi: è la puraè la schietta v.); questa è v.è v. santaè v. sacrosantaargomentazioneasserzione che non ha fondamento di v.giuro di dire la v., tutta la v. e nient’altro che la v. (formula di giuramento dei testimoni in giudizio); siero della v. (v. siero). Come inciso, invitando a parlare senza riguardi: di’ la v., non ho ragione io?; o per attenuare un’affermazione, un giudizio, o introdurre una correzione a quanto altri dice: io, a dire la v., non ne sapevo nullaper dire la v. (o la schiettala sincera v.), io la penso diversamente. La frase dire la v. è talora riferita, nell’uso fam., a cose: un orologio che dice la v., esatto; a me le carte dicono sempre la v., danno un responso veridico. b. Affermazione o conoscenza rispondente a un concetto superiore e ideale del vero: quelle che, inconoscibili con la sola ragione, la divinità stessa, direttamente o per interposta persona, ha manifestato agli uomini: v. rivelazionec. Ciò che è vero in senso assoluto (con questo sign., soltanto al sing.): la ricerca della v., soprattutto come oggetto e scopo della filosofia e della scienza; l’amore per la v.Io sono la via, la v. e la vita, parole di Gesù Cristo, secondo il Vangelo di Giovanni, 14, 6 (Ego sum via, et veritas, et vita); la v. innanzi tutto!la v. si fa strada da séla v. viene sempre a galla, frasi proverbiali; è la voce della v.è la bocca della v., di persona assolutamente sincera; parlare con accento di v., dando l’impressione di essere sincero. d. In verità (meno com. per verità), locuz. avv. con funzione ora attenuativa ora rafforzativa (equivale a «veramente, davvero»): in v., io sono estraneo alla faccendain v., ti meriteresti una buona lezione; nel Vangelo, spesso ripetuto (come traduz. del lat. amen, amen), in v., in v. vi dico, e sim., formula iniziale di solenni affermazioni di Gesù. 3. Usi e sign. specificia. Nella storia della filosofia, diverse sono state le definizioni del concetto di v. e del criterio per stabilire ciò che è verità; di volta in volta, la verità è concepita: come corrispondenza o conformità a una realtà extramentale; come rivelazione nell’esperienza sensibile (o nell’intuizione) o come manifestazione da parte di un essere superiore all’uomo; come conformità a una regola o a un concetto immanente o trascendente il singolo; come utilità, in rapporto cioè alla conservazione o alla felicità dell’uomo. Sono dette v. di ragione quelle il cui contrario è necessariamente falso; v. di fatto quelle non necessarie e contingenti. Nella storia della filosofia medievale è stata chiamata doppia v. (con espressione approssimativa e spesso fuorviante) la dottrina sostenuta da molti maestri delle Facoltà delle arti, in partic. dagli averroisti, secondo la quale una verità dimostrata razionalmente (in forza dei principî della filosofia di Aristotele ritenuta l’espressione della ragione) può essere diversa da una verità creduta per fede (non oggetto quindi di dimostrazione razionale): tale posizione ha reso storicamente possibile, dal sec. 13° fino a tutto il Rinascimento, la contemporanea accettazione delle teorie di Aristotele e delle verità rivelate. b. In matematica e in logica matematica, il concetto di verità ha assunto storicamente sign. diversi: in un primo tempo, in una visione più ingenua della matematica, la nozione di verità veniva applicata alle situazioni che sembravano oggettivamente corrette, o perché evidenti o perché dimostrabili; quando poi è stata messa in crisi l’idea di enti matematici oggettivi (per es., accettando la possibilità di più geometrie), la corrente formalista ha inteso verità come sinon. di dimostrabilità; infine, nell’accezione logica più moderna, il concetto di verità fa riferimento a una struttura o a un modello di una teoria (v. vero, nel sign. 1 n). 


Link di riferimento:http://www.treccani.it/vocabolario/verita/

Conclusione,sintesi-24

Ho iniziato questo percorso didattico nelle prime settimane di marzo, appena ho letto il tema che mi era stato assegnato, ho sospirato, pe...